“Il luogo è magico. 

Alle pendici dei Boschi di Carrega, tra caprioli e volpi, ma anche elfi e folletti, questo vecchio edificio raccoglie più di mezzo secolo di storia della ceramica: oggetti di grande bellezza che sono accumulati in una conturbante (e solo apparente) confusione, producendo un bizzarro effetto di straniamento. Quadri, piatti, lampade, galli, pulcini, pigne, vasi, bricchi, tazze e tazzine, animali di ogni foggia e dimensione, posacenere, bicchieri, tazzine, caraffe… L’occhio non sa dove posarsi, tanta è la bellezza, la cura dei dettagli, la luminosità dei colori. Oggetti da osservare, ma anche da toccare, per sondare con le mani, provare al tatto il piacere della loro esistenza misteriosa. 

Ed è bello immaginare che la notte, nel buio dello stanzone leggermente rischiarato dalla luna, nel silenzio del bosco, queste forme possano prendere vita e animarsi come in un gioco fantasmagorico, in un vortice di danze… 

Un’esperienza veramente unica che consiglio a tutti di provare almeno una volta nella vita passando da Collecchio.”

Gerardo Lunatici, pittore

“Viaggiando nei luoghi di produzione, la panoramica delle ceramiche esposte non sempre ci offre eleganza, più spesso banalità dozzinali sommergono i rari buoni esemplari. Non così al Ferlaro. Entrando nella grande sala dove gli oggetti sembrano danzare fra di loro in un falso affastellato disordine, ovunque si guarda si scopre una creazione incredibile. Le proporzioni, i colori, i soggetti sono sempre talmente invitanti che il visitatore vorrebbe uscire portandoli tutti con sé, magari al suono di un flauto magico. 

Tra una testa di capricorno bianca e un gatto accovacciato turchese spunta un tucano con un bellissimo becco d’oro. Tante anatrelle di tutte le dimensioni con le penne dipinte alla tavolozza dell’iride, caratterizzano questa produzione che da anni è gioia di arredatori e collezionisti. 

La “pigna”, base di lampada di ogni colore, è un biglietto da visita inconfondibile degli arredamenti e la troviamo ormai anche nella scenografie dei film. La grande ostrica o la foglia di vite da riempire di frutta o le zucche salsiera o i piatti con i coperchi di maialini sono oggetti che sanno davvero rallegrare una tavola imbandita. 

Il segreto della Ceramica del Ferlaro è proprio questo: un oggetto che qui nasce è gradevole e gioioso. Dalla piccola bomboniera all’impegnativo soprammobile, niente è brutto e tutto è di buon gusto. 

Scoprire le ceramiche del Ferlaro vuol dire legarsi a loro e concedersi appena possibile la gioia di averne qualcuna e di seguire la sempre nuova produzione che giornalmente nasce, accanto ai pezzi ormai classici e da tutti richiesti, come una griffe che sottolinea l’eleganza degli ambienti”.

Gian Marco Chiavari, antiquario e storico dell’arte