La nostra storia

Nell’Archivio Storico della Ceramica del Ferlaro è presente un piatto con degli anemoni deliziosamente decorati: sul retro di esso appare la scritta “MGC 1937“. È il pezzo (datato e firmato) più antico della collezione e testimonia come già in quell’anno la Marchesa Maria Giulia Carrega, fondatrice della manifattura, fosse attiva.

 L’oggetto più antico della Ceramica del Ferlaro, firmato dalla Marchesa e datato 1937


Maria Giulia Moncada di Paternò: la fondatrice

Maria Giulia Moncada di Paternò nasce a Palermo l’1 gennaio 1894. La sua famiglia, di origini spagnole, vanta una nobiltà antichissima. Si narra che, durante l’assedio di Sardana da parte dei Mori, i suoi avi, collegando le vette di due monti con lunghe catene, sbarrarono la vallata sottostante riuscendo così ad impedire il passaggio dei nemici. In ricordo di questa impresa la famiglia assunse il nome di Montecateno o Montecatena, in seguito divenuto Moncada. Esuberante e piena di interessi, Maria Giulia passa la prima giovinezza nella sua Sicilia dedicandosi a tutte quelle attività consone alle ragazze del suo rango, prediligendo tra queste l’arte della ceramica. Appena diciannovenne, va in sposa al Marchese Giacomo Carrega-Bertolini, ricco e nobile possidente di origine genovese. Affascinante, dotata di una bellezza fiera e sensuale, colta ed aperta alle gioie della vita, ovunque vada viene entusiasticamente accolta. Anima i salotti della capitale, ove la coppia trascorre l’inverno, e riempie di allegria le altre dimore che possiede a Genova ed al Ferlaro; il suo volto aristocratico appare sulle copertine delle riviste, le dame più in vista si contendono la sua compagnia. Al marito Giacomo darà quattro figli: Pier Francesco (eroe di guerra, morto in Africa nel 1941), Oberto Maria, Giambattista (che fonderà la fabbrica di piastrelle Giambi) ed Azzolino (che dal 1952 al 1966 gestirà la Ceramica del Ferlaro).

La Marchesa Maria Giulia Carrega, 20 anni, posa per la copertina della rivista femminile “Regina” (28 febbraio 1914)

Maria Giulia si trasferisce definitivamente nella splendida Villa del Ferlaro, al centro della tenuta omonima. La signorile dimora fu fatta edificare attorno al 1830 da Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone Bonaparte e Duchessa di Parma dal 1816 al 1847. Il progetto fu affidato all’Architetto di Corte Paolo Gazola, lo stesso che ideò il Teatro Regio di Parma. È proprio qui che la Marchesa, carica di nostalgia per la sua terra lontana e in seguito duramente segnata dalla scomparsa del figlio Pier Francesco, sente il bisogno di riaccostarsi alla passione di un tempo: la ceramica. La produzione avviene nell’edificio posto al termine della prolunga di destra come testimoniato dalla strana ciminiera tutt’ora esistente. Ed ecco che dalle sue magiche mani escono deliziose maioliche, opere ricche di poesia che toccano il cuore.

I soggetti prediletti sono gli animali del bosco, vibranti e ricchi di colori, come il gallo forcello o l’anatra mandarina. Come i picchi sorpresi sui rami o l’agile ghepardo pronto a balzare sulla preda. Al contrario, le sue figure sono esili e tristi, come la damina in attesa alla finestra, forse presaga di un ritorno che non avverrà, o come la statuina che guarda lontano appoggiata alla balaustra. Questi primi lavori vengono eseguiti per sé stessa o destinati alla cerchia di amici. Gli oggetti piacciono e, grazie anche alla collaborazione di artisti come Carlo Corvi ed Enrico Bonaretti, docenti dell’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma, o del milanese Achille Danzi, inizia il passaggio dalla fase hobbistica a quella imprenditoriale. Il 21 gennaio 1947 a Maria Giulia viene rilasciato il libretto artigianale, sancendo così la fondazione ufficiale della Ceramica del Ferlaro. Come marchio viene scelta una pigna (in omaggio alla collocazione della manifattura posta al centro di cedri secolari) con tre aghi a sinistra e quattro a destra (a ricordo delle sette località che compognono la tenuta). Essa sarà in seguito inserita in uno scudo bipartito comprendente una F e sormontato dalla corona spettante al marchesato.

La Marchesa insieme al marito durante un viaggio in Egitto

Le maestranze vengono reclutate tra i giovani del luogo che, alimentati dall’esperienza e guidati dagli artisti già citati, diverranno valentissimi artigiani, dedicando l’intera vita al successo della manifattura. Le ceramiche prodotte piacciono e la richiesta aumenta: nel 1952 la lavorazione viene trasferita dalla Villa del Ferlaro alla sede attuale, più ampia e più adatta alle nuove esigenze.
Come luogo viene individuato uno degli ingressi della Tenuta del Ferlaro, facilmente raggiungibile da clienti e fornitori, sito in strada Bourbelles, un romantico viottolo il cui nome francese deriva dalle piccole pozzanghere fangose formate dalle gocce di pioggia indirizzate su di esso dai rami dei cedri. Maria Giulia, sulla soglia dei sessant’anni, stanca e con qualche problema di salute (morirà nel 1964), si ritira. È il giugno del 1952 quando affida la sua preziosa creatura al figlio Azzolino, che la gestirà per quattordici anni, dando ai nuovi modelli un’impronta personale di estrema eleganza.



Azzolino Carrega-Bertolini: la creazione di uno stile

Il Marchese Azzolino Carrega-Bertolini nasce a Roma l’8 luglio 1921. A differenza della madre, pur avendo abbracciato studi artistici, non parteciperà mai manualmente alla creazione dei modelli; ciò nonostante egli ha lasciato un’impronta fondamentale nello stile della manifattura. Elegantissimo e con un gusto innato, Azzolino ha saputo trasferire queste caratteristiche nelle sue creazioni. Nei suoi numerosi viaggi, nelle frequentazioni degli ambienti della nobiltà di tutto il mondo, egli ha assorbito idee di provenienza diversa ma sempre accomunate da una classe non comune. È socio del Circolo della Caccia di Roma, della Lega Navale, è dirigente della Federazione Motociclistica Italiana. Viene chiamato a presenziare ad eventi culturali, presiede premi di pittura, produce film. Sono di questo periodo le grandi commesse per importantissimi aziende a livello mondiale. Grazie alla qualità dei prodotti, alle sue influenti amicizie ed alle conoscenze presso le Ambasciate e le Camere di Commercio di vari Stati si aprono i mercati di tutt’Europa, degli Stati Uniti, del Sud America e dell’Africa.

 Azzolino Carrega

Le creazioni di Azzolino ricevono ambiti riconoscimenti internazionali. Purtroppo, proprio nel momento di maggior successo, una serie di problemi lo costringe a mettere in vendita l’attività come del resto svariate altre proprietà. Per Azzolino comincia una fase amara e travagliata, piena di dubbi e preoccupazioni. Soprattutto il futuro della manifattura gli sta a cuore e decide, scegliendo tra vari possibili acquirenti e di concerto con tutto il personale, di affidarla ad Angelo Alinovi, già direttore della manifattura, nel quale individua un sicuro continuatore della linea intrapresa. Senza più proprietà, si trasferisce a Roma, poi in Svezia, per poi spegnersi ad Orte (provincia di Viterbo), dov’era ospite di amici. Ogni oggetto, persino quelli creati dopo la sua morte, gli è debitore in quanto pensato ed eseguito secondo la sua linea stilistica, nel profondo rispetto dell’indirizzo da lui lasciato.

Una foto della manifattura risalente agli anni Sessanta


Angelo Alinovi: il rinnovamento nella tradizione

La Ceramica del Ferlaro passa nelle sue mani il 1° giugno 1966. Si tratta di un passo molto importante per lui: una scelta che avrebbe condizionato la sua vita, una sfida piena di speranze ed di non poche incognite. La precedente gestione, infatti, pur essendo stata ricca di estro e creatività, aveva un po’ trascurato il lato economico dell’impresa. Angelo fugò subito ogni perplessità grazie alla sua dedizione, alla fiducia che riponeva nel suo progetto ed alla competenza dei suoi collaboratori. I fatti gli diedero subito ragione: l’apprezzamento della clientela aumentò e con esso gli ordinativi.

Angelo Alinovi

Già nel 1970 cominciò la ristrutturazione e l’ampliamento del laboratorio. I vecchi forni a legna, di incredibile fascino ma poco affidabili, vennero sostituiti con nuovi forni a gas. Furono acquistate nuove attrezzature, migliorò l’organizzazione e l’ambiente di lavoro divenne pulito e luminoso. Il metodo di lavorazione tuttavia rimase inalterato: esecuzione a mano, grande attenzione alle finiture, accurata scelta degli smalti e dei colori, conservazione dei modelli tradizionali affiancati da nuove interessanti proposte. Alle sempre valide creazioni nate durante la gestione Carrega, infatti, se ne aggiunsero di nuove, frutto della collaborazione con designer ed architetti di fama (Gabriella Crespi, Giovanni Patrini, Emilio Bergamin di Taitù, Ugo Correani ecc).

Dopo ottant’anni il metodo di lavorazione è rimasto immutato

Le maestranze davano il meglio come ed ancor più di prima, ora che si sentivano parte di una grande famiglia diretta da un collega, da un amico, da un primus inter pares. La produzione ha un impulso, ne aumentano la diffusione e l’apprezzamento, i modelli creati adornano le vetrine dei migliori negozi di tutto il mondo: grazie alla bellezza delle forme ed all’alta qualità il nome della Ceramica del Ferlaro si fa strada ed entra nel novero delle prime manifatture italiane. Questo straordinario risultato è il frutto della grande passione e dell’impegno costante da parte di Angelo e di sua moglie Elide Guatelli (sorella di Ettore, maestro, poeta, scrittore e fondatore del Museo della Civiltà Contadina di Ozzano Taro) che, dotata di sensibilità non comune, lo ha sempre affiancato sul lavoro e consigliato nelle piccole e grandi decisioni. Ora che Angelo non c’è più (ci ha lasciati nel febbraio del 2008) la responsabilità della manifattura è nelle mani del figlio Umberto. Gli insegnamenti di Maria Giulia, Azzolino ed Angelo dovranno guidarlo lungo la strada che essi stessi hanno segnata, nel difficile impegno che sempre accompagna chi fa arte: emozionarsi per donare emozioni.